Quin

Quin


Scheda Tecnica – Quin.PDF

Nel buio, una luce a pioggia illumina Livia, che è di spalle, e si volta piano piano sulla musica di un carillon, come una ballerina su un portagioie.
Indossa un costume da Miss, con tanto di fascia e coroncina; in mano ha un mazzo di fiori lungo.
Una gonna bianca, corta, copre un po’ il costume.
Saluta tutti, con un gesto lento e calcolato.
L’effetto deve essere grottesco.

La prima ad arrivare è la Marciainfa.
Prima fila, sulla destra, il suo posto è quello, ad ogni occasione “mondana” del paese: spettacolo, concerto, festa di piazza.
La chiamiamo Marciainfa perché quando si arrabbia parte tutt’assieme, come la Marcia in Fa che la banda suona alle sagre: ma arrabbiata, arrabbiata veramente, nessuno l’ha mai vista.
A vederla, la Marciainfa sembra una donnona dell’est: delle steppe del Caucaso, o degli Urali.
Posti dai nomi esotici che sanno di neve, freddo e the nero.
Alta, capelli corti, occhi grandi, fazzoletto sempre in testa, la Marciainfa sembra la matrioska più grande, quella che racchiude tutte le bamboline.
Lei, però, cosa abbia dentro, nessuno lo sa.
E’ lì, adesso , che mi guarda e applaude con quel sorriso ebete e gli occhi lucidi che la fanno sembrare una bambina il giorno di Natale.

La saluta

Non c’è solo lei, ma c’è tutto il paese che mi applaude, e sorride, e mi guarda.
Tutti mi guardano.
Guardano me.
Miss Estate 1985, concorso nazionale, selezioni provinciali.

Continua a salutare

Mi sento bellissima, nel mio costume di lycra bianco.
I capelli tirati su, la corona, i fiori.
Mi sento bellissima.
Sono bellissima.
La più bella, lo dice la fascia.

(…)