Playin’ (with) Hamlet
“Il tempo è fuori squadra. Ed io sembra che sia nato per rimetterlo in sesto”.
E’ un’amara constatazione quella di Amleto, che racchiude tutto il significato dell’opera: la percezione che tutto intorno a se’ stia precipitando e la consapevolezza di essere, suo malgrado, chiamato a fermare questa corsa alla rovina.
Da qui siamo partiti per il difficile lavoro sull’opera più conosciuta (o mis-conosciuta) di Shakespeare, centrando la nostra attenzione sul protagonista, sul giovane principe che, perduto il padre, non riesce a trovare più un riferimento saldo su cui poggiare; la realtà si frantuma, perde senso, non ha un legame causa-effetto.
Ne è nato un Amleto che cerca di riordinare i pensieri prima di arrendersi alla volontà del padre, e di iniziare quella complicata macchina teatrale che lo porterà a compiere la vendetta sullo zio Claudio: e come accade quando la realtà si fa incomprensibile, i ricordi nella testa di Amleto si sovrappongono, vengono fuori senza esser chiamati.
Come fare ordine tra tutte queste voci, che lo consigliano, gli danno ordini, lo prendono per pazzo, non lo comprendono veramente?
“Ho bisogno di un fondamento concreto: ho bisogno di uno spettacolo”.
Ecco quindi che gli attori che arrivano al Castello impersoneranno queste voci, e saranno Gertrude, Polonio, Ofelia, Orazio…con loro Amleto può parlare, può rivivere a suo modo quanto è successo dopo la morte del padre, e quanto forse succederà.
La strada è dunque il teatro.
testo e regia
Laura Fatini
da Amleto di W. Shakespeare
con materiali da A.Camus, E. Petrolini, I. Calvino, P.Neruda, F.Kahlo