Sottassedio
Nella cittadina di Cadice entra la Peste: la terribile malattia ha le sembianze di un uomo d’affari,
deciso ad aver ragione del disordine che regna tra la popolazione. Come? Riducendo tutto a
numero, statistica, logica, e portando tutti ad una disciplinata morte.
Da tempo si presagiva il suo arrivo, ma il Governatore l’ha negato fino all’ultimo, finché non è
scappato per «conservare fuori dalle mura un governo che un giorno potrà essere utile»; solo
Nada, l’ubriacone della città che con il suo nome richiama il niente, la forza distruttrice del
nichilismo, assicurava tutti dell’imminenza di questo cambiamento.
Ma ormai è troppo tardi.
Dentro la città il popolo è disumanizzato, ridotto al silenzio del consenso e della burocrazia
incomprensibile: «meno si capisce più si obbedisce», ripete l’efficiente Segretaria, sempre a
fianco della Peste.
Non c’è dunque speranza? Tutto verrà schiacciato dalla passiva obbedienza, dalla forza della
logica?
Invano sembra che le donne richiamino la passione, la dolcezza della terra, la forza eterna del
loro amore che come gli alberi, «piega i rami sotto la neve, ma l’arrivo dell’estate li trova in piedi»:
gli uomini, che hanno le ossa grosse per combattere, sembrano annichiliti, e non sanno trovare la
il giusto modo per dare l’inizio alla rivolta.
Albert Camus scrisse quest’opera con l’aiuto di Jean-Luis Barrault nel 1948, individuando
nell’arrivo della Peste il potere dei totalitarismi, avendo bene in mente quello nazista, ma anche
quello di Franco in Spagna.
A distanza di più di 60 anni, la Peste assume le apparentemente innocue sembianze di un uomo
d’affari, ma la minaccia che porta con se’ rimane ugualmente pericolosa e invasiva.
da Lo stato d’assedio di Albert Camus
regia e riduzione Laura Fatini
produzione
Nuova Accademia degli Arrischianti – Laboratorio Stabile di Tecnica d’Attore